Buongiorno e bentornatə su AssistenteDallaAallaZeta.
Oggi sono veramente super lieta di ospitare la mia amica Piera Di Stefano, un grande professionista e per me una grande fonte di ispirazione.
L’avv. Piera di Stefano, co-founder di Avvocato del Web® e TRON®, non si occupa solo di assistere Persone, Aziende e Professionisti su tutti i temi che riguardano la Privacy e la Tutela della Reputazione Online, ma porta avanti anche un instancabile programma di formazione, condivisione e sensibilizzazione su questi temi con la missione di tutelare i soggetti più fragili dai rischi più significativi.
Oggi ci spiega in concreto cosa sono Privacy e Reputazione Online, quali sono i principali rischi connessi e quali sono le tutele garantite, oltre a darci alcuni suggerimenti concreti che anche tu, come Assistente di Direzione, Office Manager, Executive e Personal Assistant ed Assistente Virtuale,devi tenere presenti.
Perché prima di parlare di #AssistantBranding dobbiamo essere consapevoli delle implicazioni che la condivisione di informazioni e di contenuti online comporta per ciascun Professionista e per ciascuna Persona
Buongiorno cara Piera, benvenuta su AssistenteDallaAallaZeta e grazie per aver accettato il nostro invito ed aver scelto di darci i consigli di Avvocato del Web® per tutelare la nostra reputazione e la nostra privacy sul web.
Vorresti raccontarci di te, chi sei e cosa fai?
Svolgo la professione di avvocato e consulente e mi occupo di tutela legale della reputazione on line, privacy e crimini informatici.
Sono stata sempre molto attenta ai “segnali” di cambiamento della società e del mio ambiente lavorativo.
Affrontare le “novità”, condividendo esperienza e conoscenza con gli altri, rispecchia profondamente la mia indole.
Ci racconti cos’è Avvocato del Web® e qual è la sua Missione?
Avvocato del Web® è un marchio che indica un progetto, un’idea: una rete di professioni e competenze diversificate, che offrono ad aziende e persone fisiche soluzioni per affrontare le problematiche e soddisfare le esigenze legate all’uso del web e, in generale, delle nuove tecnologie.
Ho presentato questo progetto a Milano, insieme al mio storico “socio” Michele Di Somma, nel 2017, presso la sede di Confcommercio in occasione del primo Convegno Nazionale “Le Professioni del Futuro”, organizzato da Asseprim e Intribe, di Mirna Pacchetti e Marzia Di Meo, conosciute grazie al mio amico imprenditore visionario, Gianni Forestiero.
Ed è stato lì che ci siamo incontrate, cara Irene. Ricordi? (Benissimo, splendido evento della cara Mirna, dove ho conosciuto anche Laura Volpi di MySerendipity, ndr)
Da allora, il progetto è cresciuto e si avvicina ad una svolta importante.
Attualmente collaboro con professionisti/e informatici, esperti di comunicazione e Colleghi e Colleghe che si occupano quotidianamente di quello che viene identificato come diritto di internet.
La mia “visione”, che anni fa poteva sembrare tra quelle più “azzardate”, sta ricevendo conferme su conferme e devo ringraziare tutti/e coloro che hanno creduto e continuano a credere in me, in noi, con lealtà e fiducia.
Parliamo di privacy. Ci daresti, per cominciare, la tua definizione di Privacy?
Definire con poche parole il concetto di privacy è davvero complesso. Ci provo.
In senso stretto e semplificando in maniera estrema, Privacy è tutto ciò che riguarda la nostra sfera intima, privata, nella quale neanche lo Stato può entrare, se non nei casi e modi stabiliti dalla Costituzione e dalla Legge. La Privacy è la “regola” che governa la vita di ogni essere umano ed essa può subire restrizioni o limitazioni sono in via eccezionale.
Da tale diritto fondamentale, riconosciuto dall’art. 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo e dall’art. 2 della nostra Costituzione, si è sviluppato il diritto alla protezione dei dati personali, anch’esso riconosciuto da fonti sovranazionali, europee e nazionali.
Il diritto alla protezione dei dati personali tutela l’individuo nelle relazioni sociali, assicurando che i propri dati personali, soprattutto, “sensibili”, siano trattati da terzi nel rispetto di principi e regole molto precise, stabilite dalla legge, quali ad es. il Codice Privacy e il Regolamento europeo per la protezione dei dati personali – Reg. UE 679/16, cd. GDPR.
Si tratta di strumenti di tutela delle informazioni della vita privata degli individui, in un mondo “quasi” del tutto digitalizzato.
Sentiamo notizie frequenti di violazione dei dati personali, talvolta a seguito di errori interni, o più spesso di attacchi informatici, con danni incalcolabili, anche in termini di reputazione. Cosa deve fare un Professionista, o un’Azienda per evitare di subire tali incidenti?
La tutela contro gli attacchi informatici è, in primis, una questione di mindset.
Non si può più credere che investire soldi su soldi nel proprio business sia l’unica strategia vincente per posizionarsi e differenziarsi sul mercato, se non ci si impegna prima nel mettere in campo persone e sistemi per “blindare”, per “proteggere” quello stesso business.
Si tratta di creare un processo virtuoso dove le norme e gli adempimenti siglano gli step necessari, ma da soli non sono sufficienti se non ci si preoccupa di allenare la propria squadra ad agire correttamente con i dati personali dei dipendenti, dei collaboratori, dei clienti, dei partners, e, soprattutto, a reagire tempestivamente, con efficacia e lucidità agli “incidenti”.
Se manca questo, anche la compliance formalmente più ineccepibile rischia di diventare solo carta straccia.
In sintesi, occorre non solo adottare tutte le misure logiche, tecniche ed organizzative adeguate a tutelare i dati personali e, in generale, i flussi informativi nel proprio specifico business, ma anche e soprattutto formare una cultura della privacy e della protezione dei dati personali nella propria azienda. Come? Attraverso la formazione costante e a tutti i livelli.
Che cos’è la Reputazione?
La reputazione è strettamente legata alla persona considerata nella sua proiezione sociale e risulta intimamente connessa con la dignità, elemento cardine della disciplina in materia di protezione dei dati personali.
In concreto la reputazione rappresenta la dignità sociale dell’individuo, è ciò di lui viene percepito all’esterno, nei rapporti con gli altri, dal punto di vista delle sue qualità intellettuali, morali, professionali.
Legalmente, com’è tutelata la nostra Reputazione?
L’art. 595 c.p. punisce la diffamazione, un reato che consiste, appunto, nel ledere l’onore e la reputazione di un individuo, in assenza di quest’ultimo. Se tale reato viene commesso a mezzo stampa o internet, ciò comporta l’aggravamento della pena.
In particolare, quanto alla diffamazione a mezzo Facebook, la giurisprudenza unanime ha stabilito che la diffusione di un messaggio denigratorio attraverso l’uso di un profilo o pagina di questo social, rientra nella fattispecie della diffamazione aggravata, sotto il profilo dell’offesa arrecata “con qualsiasi altro mezzo di pubblicità” diverso dalla stampa, perché la condotta che in tal modo si realizza è potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato, o comunque quantitativamente apprezzabile, di persone e tuttavia non può dirsi posta in essere “col mezzo della stampa”, non essendo i social network destinati ad un’attività di informazione professionale diretta al pubblico.
Vi è poi il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente, previsto dall’art. 617 septies c.p., di recente introduzione (2018) che punisce, la diffusione di contenuti audio-video carpiti con qualsiasi mezzo, senza l’altrui consenso, proprio allo scopo di recare danno alla reputazione e all’immagine della persona bersaglio.
Lo scopo della previsione di tale reato è quello di assicurare un’ampia ed effettiva tutela della riservatezza, alla luce del massivo utilizzo di strumenti tecnologici e social media che violano la privacy delle vittime con pregiudizio dell’onore e della dignità delle stesse.
Ciò introduce il tema attuale ed allarmante di quello che viene chiamato Revenge Porn, fenomeno che trova tutela penale nell’art. 612-ter c.p., norma introdotta nel 2019, che punisce con pene molto elevate (per l’ipotesi semplice, cioè non aggravata, si prevede la reclusione da uno a sei anni) chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate.
L’art. 612-ter c.p. tutela non solo la libertà di autodeterminazione della persona, ma anche la reputazione e la privacy, di quest’ultima, in particolare la sua sfera sessuale.
Non a caso, nel 2021, con il decreto-legge n. 139, è stato inserito nel Codice Privacy una norma ad hoc, l’art. 144 bis, rubricata proprio Revenge Porn, in base al quale chiunque, compresi i minori ultraquattordicenni, abbia fondato motivo di ritenere che immagini o video a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano, destinati a rimanere privati, possano essere oggetto di invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione senza il suo consenso, può rivolgersi, mediante segnalazione o reclamo, al Garante per la Protezione dei dati personali, il quale provvede nelle 48 ore successive alla segnalazione.
L’Autorità Garante ha dedicato un’intera sezione del proprio sito web, GarantePrivacy.it/temi/RevengePorn per prevenire e difendersi da tali pratiche pericolose e estremamente lesive della dignità, privacy e reputazione delle persone, soprattutto dei minori.
Che cos’è il Diritto all’Oblio? Quando e come si applica?
Il diritto all’oblio ha tre possibili declinazioni:
1. il diritto alla cancellazione dei propri dati personali
2. il diritto ad essere dimenticati dal web, che è un diritto connesso all’uso di Internet e alla reperibilità delle notizia in rete, ed è il diritto a non rimanere esposti senza limiti di tempo a una rappresentazione non più attuale della propria persona con pregiudizio alla reputazione ed alla riservatezza, attraverso la costante associazione al proprio nome di notizie, e, in generale, contenuti legittimamente pubblicati in passato, ma non più rappresentativi della attuale identità digitale dell’interessato.
Ciò che, invero, è associato alla nostra persona su Internet (commenti, contenuti audio-video, recensioni, articoli e altro) fornisce una rappresentazione dell’identità che noi abbiamo in Rete, un nostro profilo, più o meno dettagliato.
3. il diritto a non vedere nuovamente pubblicate notizie relative a vicende in passato legittimamente diffuse, in mancanza di un attuale interesse all’informazione e di un “ruolo pubblico” del soggetto.
Contestualizzare e aggiornare le informazioni su una persona, così come impedire ai motori di ricerca di associarle notizie non più attuali impedisce un travisamento della sua immagine sociale, per evitare che la sua vita passata possa ostacolare la sua vita presente e ledere la sua dignità.
In particolare, la deindicizzazione dai motori di ricerca permette di evitare che il nome di una persona sia da essi associato a fatti di cui internet continua a conservare memoria, ma che non abbiano più un interesse attuale, garantendo il diritto fondamentale alla riservatezza, con le opportune eccezioni.
Perché oggi il Diritto all’oblio è fondamentale per chi gestisce un’azienda o una qualsivoglia attività?
Coloro che gestiscono un’azienda o un’attività possono, loro malgrado, ritrovarsi coinvolti in vicende giudiziarie connesse ai ruoli ricoperti, anche per responsabilità di terzi, e ciò compromette i rapporti con i stakeholders, partners commerciali, clienti.
Può anche vanificare gli sforzi economici alla base di campagne di marketing, operazioni strategiche, determinare perdita di business e problematiche bancarie affatto trascurabili.
L’esito positivo di tali vicende di per sé solo non è in grado di ridimensionarne le conseguenze negative medio tempore prodotte, se i contenuti on line che riportano tali vicende (articoli, commenti, materiale audio-video) continuano ad essere associate indirettamente, sui motori di ricerca, all’organizzazione o all’attività, per il tramite delle persone fisiche che ne sono state protagoniste.
Il diritto all’oblio, nella specifica forma della deindicizzazione che abbiamo descritto prima, rappresenta uno dei rimedi che consente appunto di riabilitare efficacemente la reputazione, l’immagine, il brand di interesse.
Quale suggerimento puoi darci per mantenere la giusta attenzione durante la nostra Attività Online?
1. Prestare sempre la massima attenzione a ciò che scriviamo o pubblichiamo di noi o degli altri sui social, e non solo.
2. Approfondire l’origine delle informazioni e monitorare la nostra Web Reputation.
La libertà di espressione è una libertà tanto universale e straordinaria, quanto insidiosa.
Non deve mai tramutarsi in superficialità, banalizzazione o semplificazione pura e semplice, perché ciò può danneggiare non poco la nostra immagine.
Da grande appassionata di cinema, ricordo sempre a me stessa e in più occasioni, come monito, la storica battuta finale di Al Pacino, nel film “L’avvocato del diavolo”: “Vanità…decisamente il mio peccato preferito”.
E oggi la vanità può assumere volti anche a prima vista “benevoli” e giusti. Mai abbassare la guardia su Internet.
Ci suggerisci un Libro o un Film che può aiutarci a comprendere il tema della Privacy e della Reputazione online?
The Circle, 2017, regia di James Ponsoldt, tratto dall’omonimo bestseller di Dave Eggers, con il premio Oscar Tom Hanks.
Frase cult del film: “Quando metti la tua vita online non c’è più via d’uscita.”
Un immenso grazie Piera per la tua disponibilità e per aver condiviso con noi parte della tua competenza ed esperienza su temi così importanti per Assistenti e Imprese, ma soprattutto per le Persone.