Buongiorno, bentornata e bentornato su AssistenteDallaAallaZeeta.
Sei un Assistente di Direzione o Sogni di Diventarlo?
Inizio così le mie Video Lezioni sulla Professione dell’Assistente di Direzione, su YouTube, perché credo sia davvero importante condividere ciò che in questi anni ho appreso per renderlo fruibile ad Executive Assistant, Office Manager e Personal Assistant che vogliono migliorare la propria professionalità e sviluppare la propria carriera, ma più ancora per raccontare il grande valore professionale di questo ruolo e le importanti possibilità di sviluppo che questo lavoro riserva alle nuove generazioni.
Se hai già letto la nostra intervista a Donatella Mucciato, sai che uno dei suoi libri del cuore, come Executive Assistant e Networker, è Per Fare la Segretaria Devi Avere le Scarpe Adatte, lo stupendo racconto di una vita da Segretaria di Direzione di Evita Paleari.
L’esperienza di Evita, come Professionista, come Mamma, come Artista e, ovviamente, come Appassionata di Scarpe è preziosa per te, se hai iniziato la tua carriera da Assistente di Direzione, e diventa super strategico se sei giovane e vuoi costruire il tuo percorso da Executive Assistant, Office Manager e Personal Assistant.
Donatella Mucciato ed io abbiamo raccolto la testimonianza preziosa e profondamente onesta di Evita, che ci racconta il suo percorso, le mile stone della sua carriera, la sua passione per scarpe e dress code, senza dimenticare gli aspetti personali e le assenze dal lavoro e che ha scelto di parlare, con il cuore in mano, alle Young Assistant, alle Assistenti di Domani.
Ecco allora la nostra intervista, un bellissimo regalo da parte della nostra Evita Paleari alle Assistenti di Oggi e di Domani.
Buongiorno Evita, benvenuta su AssistenteDallaAallaZeta, Donatella ed io ti siamo molto grate per aver accettato il nostro invito. E’ davvero un onore per noi averti come nostra ospite e poter ascoltare la tua storia.
Vorresti raccontarci di te, chi sei e cosa fai?
Sono Evita, come la Peron! Ho 56 anni e da 36 faccio l’Assistente Personale.
Beh, non solo quello, ho trovato anche il tempo di sposarmi con Marco, di mettere al mondo Lorenzo e Pietro (le mie migliori produzioni), di costituire una compagnia teatrale che ha compiuto il suo ventesimo compleanno e da ultimo, di scrivere anche un libro con dentro la mia storia, che è la storia di un miliardo di donne.
Avresti voglia di raccontarci cosa ti ha portato a scrivere un libro sul Ruolo dell’Assistente? E cosa ha portato, nella tua vita professionale, l’aver scritto questo libro?
E’ nato tutto per gioco – volevo lasciare una sorta di diario ai miei figli che, sicuramente, non faranno mai il mio lavoro – volevo che sapessero cosa fa la mamma quando non è a casa a girare il sugo, quando non è vicino a loro per la premiazione del torneo di tennis, quando arriva tardi alla consegna delle pagelle e confonde gli orari del Consiglio d’Amministrazione con quelli del Consiglio di Classe.
Insomma, volevo che mi conoscessero per quella che ero e sono durante tutto il tempo che non stiamo insieme.
Poi un giorno, un giovedì (le cose belle mi accadono sempre di giovedì) ricevo una pubblicità sul cellulare: “hai scritto un libro? Mandacelo – Gruppo Albatros Editori”. L’ho preso come un segno del destino, ho respirato, fatto copia incolla del PDF e il resto è storia… una bella storia.
Ogni volta che ci penso, ancora oggi, non mi capacito di come sia successo. Certo è, che la mia storia, non solo ha portato a me consapevolezza di ciò che sono e alla mia famiglia conoscenza di ciò che ho fatto, mi ha regalato molto e molto di più.
Quando presento il libro, sia il pubblico femminile o maschile, siano esse Assistenti o Manager, mamme o single convinte, sognatrici/sognatori o pragmatici, ogni figura, riesce comunque a ritrovarsi, a identificarsi, almeno in un rigo.
Ecco, questo mi regala tantissimo, non solo dal punto di vista professionale, dove la condivisione è fondamentale, ma anche dal punto di vista umano.
Quando mi dicono: “Evita, mentre leggevo sentivo la tua voce, eri tu che parlavi, ridevi, piangevi, camminavi…”, ecco, quando ti senti dire questo, hai l’incredibile sensazione di aver fatto un lavoro autentico.
E se posso permettermi, l’autenticità, soprattutto al mondo d’oggi, è così rara. Sono in molti quelli che preferiscono nascondersi dietro una cortina di apparenza e sempre meno coloro che vivono senza maschere, ed io di maschere me ne intendo.
Il tuo ruolo di Assistente di Direzione è sempre stato compreso e valorizzato in azienda? E nella tua vita privata?
Proprio perché detesto le apparenze, sarò schietta e sincera.
No, non sempre è stato valorizzato e questo non per colpa dell’azienda ma, come ben sappiamo, anche l’azienda, così come altri ambiti, la scuola per esempio, sono fatte di persone e sono proprio queste ultime che determinano il valore.
Lavorare per persone che ritengono la propria assistente una nullità e la trattano male, salvo poi non saper neppure partecipare ad un incontro su Teams, senza l’intervento di quest’ultima, non è edificante, non è facile e non è morale.
Ma a chi me lo chiede, rispondo sempre che non è tanto importante il giudizio di chi ti sta in fianco, quanto il tuo.
Ognuno di noi deve sapersi pesare, valutare, misurare e ognuno di noi lo deve fare prima ancora che siano altri a spararci addosso. Solo in questo modo, quando arriveranno i proiettili, saremo pronte, sempre con garbo e gentilezza, a rispondere al fuoco.
Nella mia vita privata invece è diverso, mio marito dice che io sono l’Amministratore Delegato della famiglia e se manco io non si va avanti.
Ho tre maschi intorno, dicono che sono la regina della casa, ma da regina della casa a cenerentola con la ramazza in mano, è un attimo!
A pensarci bene, forse è anche per questo che ho scritto il libro. Ora sanno tutto, sono persone informate sui fatti, non hanno più scuse. Perciò quando dicono che sono la loro regina, ci credo un po’ di più.
Hai scritto un libro che ha le scarpe anche nel titolo, ci racconteresti il tuo punto di vista sul tema Dress Code per l’Assistente di Direzione?
Le scarpe sono sempre state la mia passione. Non c’è niente che mi possa tirare su il morale come un paio di scarpe nuove.
Le scarpe sono state il mio primo acquisto, con i soldini del mio primo stipendio. Mio marito, all’altare, voleva dire “io prendo te, Evita, e tutte le tue scarpe” – giusto per capirci.
Tuttavia, il tema Dress Code, l’ho vissuto appieno.
Ho cominciato a lavorare in questo ruolo senza avere né un paio di décolleté, né un tailleur, che ai miei tempi era d’ordinanza. Mi sentivo inadeguata, quando incrociavo le altre Assistenti nei corridoi.
Per questo, ritengo che il Dress Code, giochi un ruolo importante nel nostro lavoro.
Ciò non significa che “funziona” solo se siamo vestite Prada dalla testa ai piedi ma, indubbiamente, se ci sentiamo a posto, se stiamo bene e ci sentiamo belle nell’abito che indossiamo, allora saremo invincibili.
Se indosso una camicia che, per me, ha il potere taumaturgico di farmi sentire come Melanie Griffith alla fine del film Una Donna in Carriera, tutto il mio essere starà bene. Se indosso quel paio di scarpe che mi fa sentire sicura di me, allora, si può stare certi, arriverò in capo al mondo.
L’abito è la nostra pelle, quella che si vede, ma importante è che stia bene anche la pelle che non si vede. Deve essere priva di orticaria, ben nutrita dalla fiducia in noi stesse.
Nel tuo libro hai trattato perfettamente l’evolversi del ruolo di Assistente di Direzione, dai suoi albori ai giorni nostri. Come è cambiato nel tempo? Come lo immagini nel futuro?
Sono partita timida, impaurita, con in mano un vassoio tremante, pieno di caffè e cornetti da servire.
Si tenevano gli occhi bassi, si dava del Lei a tutti, anche all’usciere, non c’era confidenza con il proprio Manager, non si parlava di cose personali e solo per comunicare che ti saresti sposata, sudavi freddo. Oggi siamo noi che pensiamo a loro e, spesso, anche ai loro familiari fino alla terza generazione.
Siamo passate da un ruolo marginale e prettamente istituzionale ad un ruolo definito e assolutamente fondamentale.
La consapevolezza di riuscire, in molti casi, a portare avanti una attività, un ufficio, da sole, in autonomia, mi da non solo orgoglio ma anche la certezza che il nostro ruolo, così come la nostra preparazione, sarà sempre più fondamentale in ogni ambito.
Saremo sempre più indispensabili e questo fortificherà anche il nostro profilo, il profilo del nostro ruolo.
Data la tua lunga esperienza, che atteggiamento hai nei confronti delle giovani assistenti? Che consiglio daresti alla “Evita ventenne” di allora? E ad un’Evita ventenne di oggi? Tra l’altro quali scarpe le suggeriresti di comprare?
Sono sempre pronta ad accogliere ogni nuova risorsa con entusiasmo, non sappiamo mai i doni che potremmo ricevere.
Ognuno di noi possiede talenti, può essere che le nuove arrivate ne abbiano in serbo qualcuno per me – per questo il mio atteggiamento è sempre di apertura, di ascolto e condivisione.
Metto sempre al corrente tutte di tutto, ognuna deve saper fare tutto, sbrigare ogni cosa, non ci devono essere segreti o orticelli da coltivare in privato.
Alla Evita ventenne di allora direi
Alza lo sguardo e vai alla ricerca delle scarpe adatte, con passione autentica, non restare a lungo a piedi nudi, non farteli calpestare.
Ad una Evita ventenne di oggi direi
Tesoro, ci ho messo una vita a trovare le scarpe adatte ma ce l’ho fatta, sono quelle fatte in fiducia in se stessi, che ti fanno stare bene in qualsiasi ambiente e situazione.
Con la suola fatta di una gomma particolare che ti permette di correre senza avere paura di cadere ma anche di frenare, prima di fare una cazzata colossale.
Hanno la tomaia colorata, perché nella vita è bello anche prendersi un po’ in giro, hanno un tacco giusto, né troppo alto né troppo basso, per non essere né troppo altezzose né troppo dimesse.
E hanno un piccolo vezzo, chessò, una perlina, un fiocchetto, per ricordarmi, tutti i giorni, che non sono un robot, sono una Assistente, una Moglie, una Mamma – ma in ognuna di queste essenze, sono principalmente una Donna!
Hai visto l’evoluzione, non solo professionale ma anche tecnologica dell’Assistente di Direzione. Ti va di parlarcene? Ci racconteresti in particolare della Macchina da Scrivere, la tua famosa Olivetti ET? Come vedi il rapporto dell’Assistente di Direzione con la Tecnologia oggi?
La mia macchina da scrivere Olivetti ET312, era quanto di meglio si potesse desiderare. Un portento, per quell’epoca.
Aveva delle “cassettine di memoria” molto simili ai vecchi VHS, e scriveva da sola, arrestandosi solo dove serviva inserire dati che variavano di volta in volta. Era la svolta per noi segretarie, una manna.
Invece di digitare il testo per intero ogni volta, la mitica ET312 lo faceva per te.
Poi sono arrivati i fax e i primi PC, e lì pensavo di averle viste tutte.
Ancora non sapevo che l’uomo avrebbe inventato i palmari, i cellulari, la fibra ottica, internet e chissà ancora quali meraviglie.
Questo è il progresso, la scienza al servizio dell’uomo e mai il contrario.
Poter trovare un elicottero in tempo reale che ti porti da Denver ad Aspen a sciare e un aereo che durante la notte ti faccia arrivare a Parigi per poter partecipare ad una inaugurazione prevista per il giorno seguente, non ha prezzo, credetemi. Ho dovuto fare tutto questo nel 1995, ve lo dico per esperienza!
Perciò, posso affermare senza alcun dubbio, che il vento della tecnologia ci permetterà di arrivare lontano.
Io che l’ho “attraversato” questo vento, posso dire che, se non lo avessimo avuto, probabilmente, saremmo ancora traballanti sui nostri tacchi a servire caffè.
Che va benissimo eh – io lo faccio ancora oggi, preparo il the migliore del mondo, così dice il mio Direttore – ma con una consapevolezza diversa.
Su quel vassoio, offro molto di più.
Parli spesso del Sorriso, in particolare del tuo Sorriso come di un Super Potere. Che cosa vuol dire per te Sorridere? Qual è il valore che il Sorriso ricopre nel ruolo di ciascun Assistente di Direzione?
Sì, il Sorriso è il mio Superpotere.
L’ho imparato tantissimo tempo fa. Non solo il sorriso che oggi si cela sotto alla mascherina, ma anche e soprattutto quello che non si vede ma, perbacco, si sente.
L’arte del saper Sorridere Dentro la consiglio a tutti. Se sei in armonia con te stessa, tutto il tuo essere sorride e chi ti sta accanto lo percepirà.
Essere ottimisti, positivi, ci dà l’enorme vantaggio di porci verso l’altro con tutta l’attenzione che merita e soprattutto di metterci in ascolto.
E’ così raro trovare persone capaci di ascoltare.
Ma se sapremo ascoltare, sapremo anche risolvere i problemi con molta più puntualità e pertinenza.
Se sapremo sorridere, fuori e dentro, chi starà davanti a noi ne beneficerà, troverà naturale aprirsi, lo avremo messo a proprio agio e a quel punto si istaurerà un canale, un flusso tra noi e lui. Una sorta di Wi-Fi protetta, dove poter far scorrere tutto ciò che costruirete insieme – sia esso solo un piccolo scambio di saluti, sia esso il miglior lavoro della vostra vita.
Per molti Assistenti, l’assenza dal lavoro per una pausa o per la maternità, ed il successivo rientro sono fonte di grande apprensione.
Negli ultimi anni hai passato un periodo in aspettativa, avresti voglia di raccontarci questa tua esperienza? Come è stato il tuo rientro in Azienda dopo questa assenza? Anche in questo caso ti ha aiutato il tuo Sorriso?
Quando si sta fuori dall’azienda o comunque dal mondo lavorativo per un tot di tempo, si ha sempre la percezione di esserci persi qualcosa e quindi di partire da una posizione di svantaggio – da lì, l’apprensione, più che giustificata.
Anche a me è successo, sono rimasta a casa per diciannove mesi, durante la metà dei quali è pure scoppiata una pandemia.
Il mio pensiero, nei giorni prima del rientro, era proprio questo. Sarò ancora in grado? Mi ricorderò ancora? …
Poi ho pensato, ok, sono stata a casa un anno e mezzo ma nel frattempo ho fatto altre cose, ho imparato a giocare a Burraco con il mio Papà, ho imparato a smontare e rimontare una tenda e ora so tutto sul sistema a binario scorrevole … insomma, ho vissuto. E se c’è una cosa che so, è che nessun tempo è sprecato se è stato vissuto.
Quindi mi sono scrollata di dosso ogni timore, ho messo le mie scarpe magiche, ma soprattutto ho sfoderato il mio Superpotere e sono tornata dietro alla mia scrivania. Ora posso dire che è stato un gioco da ragazzi!
Nella tua bella intervista per Fior di Risorse racconti che l’azienda ha sempre investito nella formazione delle sue persone e che, da subito e poi negli anni, hai fatto molti corsi. Ci racconteresti il tuo punto di vista sulla formazione oggi? Ed in particolare per le Assistenti di Direzione giovani o con esperienza?
Ai tempi, bei tempi, la mia azienda investiva moltissimo nella Formazione. Oggi meno, molto meno. Inutile girarci intorno.
Ma anche qui, a farla da padrone, sono le persone, se munite di visioni ampie, ti incitano a crescere e a formarti, altrimenti non gliene importa un fico secco. Peccato.
Peccato perché per me la formazione è importantissima.
Vedo tante giovani, anche volonterose, con skills pazzesche, che però non sanno come muoversi. Tu immagina un transatlantico in un laghetto, se non gli insegni come fare manovra, continuerà a sbattere ovunque, non riuscirà mai a navigare.
La formazione ci deve essere, sempre e ad ogni costo.
Chiediamo spesso che ci venga suggerito un libro, mentre nel tuo caso ci sentiamo di cuore di suggerire il tuo, mentre tu ci hai già suggerito il Film Una Donna in Carriera. Vorresti invece raccontarci qual è il libro che ti ha spinto o convinto a diventare scrittrice?
Leggo molto, qualsiasi genere, classico, romanzo, giallo, poliziesco, inchiesta – leggere e scrivere sono le mie azioni preferite. Scrivo da sempre, testi teatrali, favole per bambini, poesie di compleanno.
Per questo motivo, non credo ci sia stato un libro che mi abbia spinta a forgiarne uno mio.
Alla base di tutto c’è il fascino per la parola, la parola intesa come grande fonte di comunicazione, le cose che dici restano dette ma anche quelle che non dici restano non dette.
Quando mi sento triste o felice o non so che pesci pigliare in una determinata situazione, scrivo, lo metto per iscritto, e tutto mi appare chiaro, so cosa devo fare, come agire.
Poi magari faccio danno ma sono certa che in quel momento l’ho fatto con tutta la convinzione possibile.
Anche la Parola è un Superpotere, bisogna usarla bene. A volte ci si mette una vita ad imparare ma la soddisfazione, in fondo al cammino, è incredibile.
Grazie infinite Evita per il tuo così prezioso contributo su un tema così importante nello sviluppo del nostro personale percorso di carriera e per la nostra crescita come persone.
Noi ci vediamo tutte su Linkedin dove potrai conoscere Evita Paleari e Donatella Mucciato e seguire i contenuti di AssistenteDallaAallaZeta, ma ci vediamo anche sul bellissimo Blog di Evita Non Trovo Le Parole
Libri che Abbiamo Letto (e che amiamo alla follia)
Per fare la Segretaria devi avere le Scarpe Adatte di Evita Paleari
Per fare la Segretaria devi avere le Scarpe Adatte di Evita Paleari è disponibile anche nella versione
Audiolibro letto da Claudia Gerini

Film che Abbiamo Visto
Una Donna in Carriera con Melanie Griffith
Per Conoscere Donatella Mucciato
Per conoscere meglio Donatella Mucciato, che ha lavorato con me a questa intervista, dando un contributo determinante, puoi leggere la sua intervista