Un conto è essere educati, un conto è essere cortesi.
Ecco uno di quei casi in cui occorre fare un po’ di chiarezza e si rivelano davvero provvidenziali le definizioni del nostro Dizionario.
L’educazione è un elemento fondamentale, tassativo, cui non si dovrebbe mai derogare, se non di fronte a situazione di reale emergenza.
E per reale emergenza non mi riferisco alla fretta quotidiana o un ritardo da record.
Intendo reali, e per fortuna rare, situazioni critiche, poiché non siamo tenuti a salutare o ringraziare un malintenzionato che tenta di aggredirci o di appropriarsi dei nostri beni.
In tutti gli altri casi occorre sfoderare tutta la nostra Buona Educazione, concetto che il Garzanti lo collega, direttamente, al concetto di comportamento sociale.
Non è un caso infatti che, di fronte ad un comportamento irrispettoso, ci verrebbe talvolta da chiedere “ma i tuoi non ti hanno insegnato le buone maniere?”, riferendosi proprio al valore dell’educazione come percorso formativo che, ci si augura, tutti ricevono sin dalla più tenera età.
E per questo siamo tenuti ad essere educati e rispettosi dell’altra persona in ogni situazione in cui ci imbattiamo, tanto in casa, che a lavoro, che in un ambiente pubblico.
Per esempio in Chiesa il cellulare si spegne.
E si spegne vuol dire si spegne, non significa si rende muto, perché nel silenzio della funzione si noterà e si troverà odioso tanto un bel drin quanto una vibrante segnalazione.
Lo stesso vale per un colloquio di lavoro o per una riunione.
Se l’incontro professionale è informale e ristretto a due participanti, sarà la persona che l’ha organizzato ad avvisare subito l’ospite con un semplice “Vorrei che si sentisse libero di rispondere alle chiamate che dovesse ricevere durante questa riunione informale”.
Ed ecco un esempio di cortesia nei confronti degli altri, e come tale dovrà essere considerato, e per questo molto apprezzato.
Pur autorizzati o tenuti ad esigere un determinato comportamento, la richiesta di spegnere il telefono, scegliamo invece, in maniera consapevole ed assertiva, di concedere all’altro una possibilità non prevista dal galateo.
Una scelta davvero molto gentile da parte nostra.
Ed ecco che il Garzanti, nella sua definizione di Gentile, sottolinea proprio il nostro profondo legame con gli altri, poiché identifica come gentile la scelta di riservare agli altri dei comportamenti appropriati, cioè simpatici, pazienti e benevoli.
Garbati appunto.
E non a caso anche le poche parole usate per descrivere la Gentilezza, sottolineano il valore dell’essere gentile, cioè del nostro stato d’animo, ancora una volta sottolineando il legame con il nostro io più profondo.
E come molti altri aspetti, non solo del Galateo, ma della nostra intera vita, la Gentilezza non è che una gran buona abitudine e, come tale, va costruita e perseguita, ogni giorno.
E anche in questo caso, come per tutti gli altri aspetti in cui occorre costanza, i risultati saranno forse inattesi, ma davvero sorprendenti e duraturi.
E l’essere gentile non ci negherà mail la possibilità di dimostrare il nostro valore e difendere le nostre idee, anzi, ci consentirà di farlo con efficacia in ogni situazione, mantenendo la nostra assertività.
E tu, cosa ne dici, hai già sperimentato gli straordinari risultati che un approccio gentile può garantirci?
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